I predoni del nord (Speciale Zagor n.36)
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Soggetto: Rauch Jacopo
Sceneggiatura: Rauch Jacopo
Disegni: Di Vitto Stefano
Copertina: Piccinelli Alessandro
La richiesta di aiuto di un vecchio amico, spinge Zagor sulle tracce di Tom Bennett, un ragazzo di quindici anni rapito da una banda di indiani quando era solo un bambino. Riportarlo alla sua famiglia d’origine però non si rivela facile, perché Tom è ormai cresciuto come un pellerossa… E si è unito alla banda di predoni, guidata del sanguinario Orso Selvaggio.
Storia che mischia molto bene azione nuda e cruda e buoni sentimenti. Bello il personaggio di Bogan che non meritava di morire.
Storia di ordinaria amministrazione per Rauch, tra inseguimenti, sparatorie e duelli, forse è mancato il momento profondo di dramma e suspense… ma questo Rauch di routine riesce ad essere nettamente una spanna sopra all’attuale Burattini.
A me è piaciuto molto questo speciale.
Storia superclassica ma ben strutturata, senza sussulti ma godibile, sempre meglio un qualcosa del genere che con troppi mostri di cui se ne è abusato.
Ho trovato piacevoli anche i disegni di Di Vitto.
Bell’albo dal ritmo molto serrato dall’inizio alla fine.
L’argomento è abusato ma Rauch con la sua abilità e il suo mestiere riesce a renderlo vivace e interessante facendo sì che la storia fili via che è un piacere fino alla fine
personaggi ben caratterizzati, sceneggiatura godibile, una trama che ti invoglia ad andare fino alla fine per vedere come si conclude
bravissimi i Di Vitto nelle scene di azione soprattutto e nell’espressività nei personaggi, con Rauch che si conferma la punta di diamante dello staff degli sceneggiatori
Bella storia da 7 pieno, non male anche i disegni.
Un western di frontiera come tanti che ha il suo fascino grazie a una trama pimpante e sempre coinvolgente. Bello il personaggio di Bogan, rude e tormentato dal dolore e su cui nel finale si vede un po’ di umanità. Inoltre mi sono piaciute le varie citazioni nascoste a I sei della blue star e La marcia della disperazione. Personaggi ottimamente caratterizzati ed esaltati nel loro dolore. Disegni da compitino, il solito Zagor con il volto troppo musone o squadrato e in certi tratti ho visto troppo cariche le chine.
Bella storia classica con tanti rimandi come già scritto a “I sei della Blue star”, “La marcia della disperazione” e aggiungerei anche a “Spedizione punitiva”.
Molto drammatica e interessante tutta la vicenda delle donne rapite e quella del ragazzo rapito che viaggiano parallelamente sullo stesso binario. Dialoghi molto ficcanti che delineano molto bene le psicologie dei vari personaggi. Tutta la seconda parte è un concentrato di sparatorie e inseguimenti dove manca il giusto guizzo, ma non annoia neanche mai. Sale in cattedra il personaggio di Bogan, che si dimostra una buona spalla per Zagor. Belle le fasi finali con l’assedio degli indiani e il duello tra Zagor e Orso Selvaggio. C’è spazio anche per un finale drammatico con Bogan che ha un guizzo di umanità quando si lancia in difesa del ragazzo.
Onesti ma nulla più i disegni di Di Vitto.
STORIA: 7
DISEGNI: 6
La parte della storia che racconta il passato del ragazzo rapito è quella che ho trovato un po’ troppo molle e allungata di troppo., secondo me certi fatti del passato potevano essere mostrati tramite le azioni. Più coinvolgente e incalzante tutta quella d’azione delle varie sparatorie e combattimenti, bello l’assalto al forte, la fuga delle tre donzelle liberate, il finale molto concitato con il gesto eroico di Bogan. Dialoghi azzeccati che tratteggiano molto bene i personaggi. Non la migliore di Rauch sicuramente, discreta.
Ho trovato questa storia un po’ monocorde, tutta azione a ritmo serrato ma poca introspezione psicologica sui personaggi. L’unico pathos è tutto legato al personaggio di Bogan. La storia non mi ha annoiato, ma non mi ha minimamente emozionato.
Una buona storia, Rauch non ne sbaglia uno. Disegni sufficienti.
Rauch sembra avere una marcia in più rispetto agli altri e anche da una storia ordinaria riesce a tirare sempre fuori il meglio. Non male i disegni di Di Vitto, che preferisco in coppia e non da solo.
Non sarà un capolavoro ma ho trovato l’albo piacevole, con tanta azione, bei dialoghi. Mi è piaciuto molto il personaggio di Bogan che dà vita a un bel finale.
Voto 7
I dialoghi e l’azione si fondono bene, anche se talvolta i racconti in flashback risultano un po’ densi.
Tutta la vicenda del ragazzo che è stato prelevato e poi è fuggito è triste ma non è drammatica, c’è una bella differenza.
Poi la scena d’assalto al forte: quella degli indiani che attaccano buttandosi a capofitto verso la palizzata esponendosi a tiro al bersaglio l’ho vista una tattica suicida.
Non mi è piaciuto che Zagor abbia sofferto molto Bogan come personalità, quest’ultimo a tratti sembra prevaricarlo nelle decisioni, nella prontezza di riflessi etc. Mi è piaciuto il duello finale tra l’eroe e Orso Selvaggio e il sacrificio finale di Bogan. Tutto questo però non eleva la storia oltre un 6,5.
Storia senza fronzoli che come nello stile di Rauch fila via che è un piacere senza spiegazionismi inutili. Unica pecca è che Zagor sembra un bel comprimario e non un protagonista, ma questo paradossalmente può essere considerato anche un bene se bilanciato dal fatto che ci sono le donne bianche e il ragazzo rapito tutti ben delineati e soprattutto Bogan, personaggio duro e puro ma che ha quel barlume di generosità e umanità che sfodera tutto alla fine. Belli i rimandi a vari capolavori del passato come La marcia della disperazione.
STORIA 7,5
DISEGNI 6
Mi è piaciuta l’idea del soggetto, le varie soluzioni per risolvere gli intoppi durante le azioni, il passare da una soluzione a un’altra senza tante lungaggini.
Manca forse il sussulto, non c’è neanche una scena epica, non dico un finale da capolavoro, ma trovare una soluzione per inserire un po’ più di epicità.
Comunque la storia fila via bene e mi è piaciuta. Disegni sotto la media, i Di Vitto con tutte quelle figure asimmetriche e rigide nei movimenti non mi piacciono assolutamente…
La sensazione che mi ha dato questa storia è che vuole commuovere con motivazioni che però non vengono approfondite.
Il comportamento del ragazzo che dopo essere stato per tanto tempo coi predoni e poi tornare subito con i bianchi l’ho trovato un po’ tirato per i capelli.
Storia che è vero si legge tutta d’un fiato, ma ci sono momenti dove le chiacchiere da comari che raccontano antefatti del passato abbondano troppo e momenti in cui l’azione è eccessivamente frenetica con morti interminabili e pagine e pagine di sparatorie che se ce ne aggiungevi alcune non sarebbe cambiato nulla, avrebbero soltanto allungato il brodo… Tra l’altro ho trovato veramente stupida la mossa degli indiani quando attaccano il forte che praticamente vanno a esporsi al fuoco dei fucili come se fossero pecore al macello…
Bogan è l’unico personaggio che spicca su tutti, ma che oscura in quanto a personalità anche Zagor e questo non l’ho apprezzato.
Sufficienza a Rauch e a Di Vitto, disegni da onesto artigiano che non esaltano.
Storia di buon livello con finale commovente. Disegni con cose buone e cose meno buone.
Bella! Dimostrazione di come si possa tirare fuori qualcosa di buono anche da una vicenda di frontiera. Alterna un taglio cinematografico, ai flashback che non annoiano mai, a varie citazioni zagoriane ed elementi tipici del raccontare Zagor. Veramente ben impiegato e ideato il personaggio di Bogan e la sua fine peraltro per mano dei soldati e non degli indiani ad accentuarne la beffa e il dolore che non muore per mano degli indiani.
Disegni a fasi alterne.
Ottima storia che ti cattura dall’inizio alla fine, molto accattivante il personaggio di Bogan, un cattivo che ha un suo lato nascosto umano e sentimentale…uno di quei personaggi alla Nolitta-maniera!
Bella storia dopo tanti speciali mediocri, ci voleva Rauch!!!
La figura del ragazzo rapito avrebbe meritato maggiore spazio, idem per Orso Selvaggio a cui viene dedicato solo il duello. Interessante il tratteggio della figura di Bogan che ha dato vita a un commovente finale. Disegni nella media, ma che non mi entusiasmano. Voto 6.
Una bella storia con indiani, citazionismi, la cupa ambientazione di frontiera.
Mi è piaciuto anche a me questo Bogan, un pazzo tormentato che non perde mai la speranza di cercare la moglie Kate. Finale molto amaro con la sua morte quando cerca di difendere Tom dalle giacche blu e di Maggie, poi quella vignetta gigante che immortala tutta la carneficina…
Sufficienti i disegni di Di Vitto, peccato perché un altro disegnatore avrebbe valorizzato questa storia.
Bellissima sceneggiatura che alterna momenti di pausa a momenti col ritmo serrato. Disegni che ti fanno sentire molto l’atmosfera del Nord ai confini col Canada, su Zagor però Di Vitto alterna buoni visi ad altri grossolani…
Lettura piacevolissima, con qualche colpo di scena autentico e qualche combattimento e sparatoria che si protrae per troppe pagine. Nonostante questo Rauch fa le nozze con i fichi secchi e conferma di essere lo sceneggiatore che ha una marcia in più rispetto agli altri.
Bogan che ci viene dipinto come un burbero all’apparenza bieco con il passar delle pagine si scopre che ha un animo tormentato e una parte molto umana che sfodera nel finale nel gesto eroico di difendere Tom dai soldati, che gli costerà la vita. Questo è il colpo di scena maggiore che mi ha colpito più di tutti.
Tutti i personaggi sono delineati abbastanza bene nei dialoghi e nelle azioni che compiono. Cico ha il suo giusto spazio sebbene non è che abbia brillato particolarmente.
L’unica cosa che non mi ha convinto è questo repentino cambiamento del ragazzo che sembrava che non vedeva l’ora di tornare dai bianchi quando è stato una vita a vivere con i pellerossa e ci è andato lui a vivere di sua spontanea volontà. Bellissimo anche il finale amaro, con la morte oltre che di Bogan di Maggie e di tanti soldati e indiani.
Disegni con tratti positivi come gli sfondi e gli indiani e cose negative come Zagor con pose innaturali e legnose, oltre che con volti troppo variabili da vignetta a vignetta.
Bello speciale, lettura molto fluida con una storia costruita molto bene dove spicca “il finto cattivo” di Bogan, il cui retroterra tragico colpisce in positivo. Bravo Rauch come al solito a mischiare elementi del racconto classico con molte citazioni nolittiane.
Qualche scena degli scontri e sparatorie sembra essere allungata in modo forzato, forse per arrivare alle fatidiche 160 pagine. Anche i racconti del ragazzo rapito potevano essere diluiti. Comunque un bello speciale.
Premesso che questo è senza dubbio il miglior Speciale da non ricordo nemmeno quanti anni, è parso anche a me un Rauch in modalità “ordinaria amministrazione”.
Probabilmente dipende da me, nel senso che ormai lui è talmente bravo che su ogni sua storia ho delle aspettative altissime.
Sicuramente una bella storia di frontiera con una trama fluida che scorre perfettamente senza mai annoiare, forse un po’ troppa azione (anche se ben fatta) a scapito dell’approfondimento dei personaggi, a parte la figura di Bogan unanimemente apprezzata.
La perplessità maggiore però è nel fatto che la storia sia “a senso unico”, ovvero con gli indiani che sono solo e tutti predoni destinati al tiro al piccione, mentre mi aspettavo (e l’inizio me lo aveva fatto credere) che a un certo punto ci fosse un cambio di prospettiva, come nel Zagor + “L’acqua che urla”, che mostrasse come anche i nativi avessero le loro ragioni o quanto meno che ci fossero diverse fazioni contrastanti al loro interno. Invece, come nei peggiori film western americani anni 50/60, gli indiani tutti cattivi e i bianchi (quasi) tutti buoni.
Mi rendo conto di essermi dilungato molto più sui difetti che sui pregi, comunque giudizio globale sicuramente positivo. In numeri direi un 7-